
MARCHEdomani INTERVISTA CON PIETRO COLONNELLA
Sottosegretario agli Affari regionali nell’ultimo governo Prodi e per oltre dieci anni presidente della Provincia di Ascoli Piceno, Pietro Colonnella, esponente di spicco del Pd, ha un’approfondita conoscenza del Piceno, delle sue tante risorse oltre che delle attuali problematiche. Attualmente è impegnato in una raccolta di firme sul territorio per spingere tutte le istituzioni a dare un nuovo impulso all’area ascolana.
Di che cosa si tratta?
“Abbiamo inteso rilanciare un piano complessivo per il Piceno. Sono state già raccolte settemila firme, sottoposte al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, al premier Silvio Berlusconi e al Governatore Gian Mario Spacca. Presto vi sarà un nuovo incontro a Grottammare, al quale prenderanno parte, tra gli altri, l’ex-ministro Tiziano Treu e l’assessore regionale al Lavoro Fabio Badiali. Lo scopo è quello di riportare l’attenzione verso un territorio che oggi versa in una grave crisi e che necessita di interventi strutturali”.
In concreto, che cosa significa?
“Significa sostegno all’impresa, fiscalità di vantaggio, sburocratizzazione per chi vuole aprire nuove aziende, finanziamento per il programma di sviluppo Val Vibrata e Valle del Tronto che io stesso contribuii a creare all’epoca del governo Prodi, oltre, naturalmente, alla protezione sociale per chi sta perdendo il lavoro oggi. Il tutto potrebbe costare non meno di 100 milioni di euro, includendo in questa cifra anche i piani di riconversione previsti per la Sgl Carbon. E’ chiaro che, vista l’entità dell’impegno economico, dovrà essere anche il Governo ad interessarsene e le decisioni eventualmente prese nel contesto della Conferenza Stato-Regioni”.
La situazione è davvero così grave?
“Solo negli ultimi 5 anni nel Piceno si sono persi 11 mila posti di lavoro. La condizione attuale ha peraltro radici antiche. L’uscita dell’area a sud delle Marche dalla Cassa per il Mezzogiorno nel 1992 non fu l’inizio dei guai veri e propri che affrontiamo oggi. Ancora all’inizio degli anni 2000 era in corso un piano di investimenti pubblici per 300 miliardi delle vecchie lire. Non si trattò di risorse appannaggio delle sole multinazionali, in quanto risultarono importante per la complessa rete di imprese manifatturiere che ancora oggi innervano il tessuto economico del Piceno. Nel frattempo, l’attuale nuova provincia ascolana era diventata, assieme al Fermano, il territorio leader nelle Marche per il turismo, e di quel piano, infatti, beneficiarono molte strutture alberghiere. Non si è trattato quindi di denaro utile alle sole multinazionali. Il nuovo programma di investimenti pubblici che intendiamo attivare si rivolgerebbe anche alle imprese del commercio, dell’agricoltura di qualità e dei settori innovativi che potrebbero costituire base di sviluppo per il nuovo Piceno”.
Area che sembra un po’ trascurata per quanto riguarda gli ultimi sviluppi in tema di infrastrutture.
“Non è esattamente così, per quanto, ad esempio, in merito all’A14 la rinuncia alla terza corsia si appresta a far diventare la zona più a sud delle Marche il collo di bottiglia di tutta l’infrastruttura. Una condizione inaccettabile cui bisogna ovviare con soluzioni straordinarie. Su Mezzina, Salaria ed elettrificazione della ferrovia Ascoli-San Benedetto, mi sembra invece che le cose procedano verso la loro realizzazione”.
A marzo ci saranno le Regionali. Si candiderà?
“Se il partito vorrà avvalersi della mia lunga esperienza politica e del mio impegno io sono disponibile. Sono comunque cose che si decideranno nei modi e nei tempi opportuni”.
ROBERTO RINALDI
Sottosegretario agli Affari regionali nell’ultimo governo Prodi e per oltre dieci anni presidente della Provincia di Ascoli Piceno, Pietro Colonnella, esponente di spicco del Pd, ha un’approfondita conoscenza del Piceno, delle sue tante risorse oltre che delle attuali problematiche. Attualmente è impegnato in una raccolta di firme sul territorio per spingere tutte le istituzioni a dare un nuovo impulso all’area ascolana.
Di che cosa si tratta?
“Abbiamo inteso rilanciare un piano complessivo per il Piceno. Sono state già raccolte settemila firme, sottoposte al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, al premier Silvio Berlusconi e al Governatore Gian Mario Spacca. Presto vi sarà un nuovo incontro a Grottammare, al quale prenderanno parte, tra gli altri, l’ex-ministro Tiziano Treu e l’assessore regionale al Lavoro Fabio Badiali. Lo scopo è quello di riportare l’attenzione verso un territorio che oggi versa in una grave crisi e che necessita di interventi strutturali”.
In concreto, che cosa significa?
“Significa sostegno all’impresa, fiscalità di vantaggio, sburocratizzazione per chi vuole aprire nuove aziende, finanziamento per il programma di sviluppo Val Vibrata e Valle del Tronto che io stesso contribuii a creare all’epoca del governo Prodi, oltre, naturalmente, alla protezione sociale per chi sta perdendo il lavoro oggi. Il tutto potrebbe costare non meno di 100 milioni di euro, includendo in questa cifra anche i piani di riconversione previsti per la Sgl Carbon. E’ chiaro che, vista l’entità dell’impegno economico, dovrà essere anche il Governo ad interessarsene e le decisioni eventualmente prese nel contesto della Conferenza Stato-Regioni”.
La situazione è davvero così grave?
“Solo negli ultimi 5 anni nel Piceno si sono persi 11 mila posti di lavoro. La condizione attuale ha peraltro radici antiche. L’uscita dell’area a sud delle Marche dalla Cassa per il Mezzogiorno nel 1992 non fu l’inizio dei guai veri e propri che affrontiamo oggi. Ancora all’inizio degli anni 2000 era in corso un piano di investimenti pubblici per 300 miliardi delle vecchie lire. Non si trattò di risorse appannaggio delle sole multinazionali, in quanto risultarono importante per la complessa rete di imprese manifatturiere che ancora oggi innervano il tessuto economico del Piceno. Nel frattempo, l’attuale nuova provincia ascolana era diventata, assieme al Fermano, il territorio leader nelle Marche per il turismo, e di quel piano, infatti, beneficiarono molte strutture alberghiere. Non si è trattato quindi di denaro utile alle sole multinazionali. Il nuovo programma di investimenti pubblici che intendiamo attivare si rivolgerebbe anche alle imprese del commercio, dell’agricoltura di qualità e dei settori innovativi che potrebbero costituire base di sviluppo per il nuovo Piceno”.
Area che sembra un po’ trascurata per quanto riguarda gli ultimi sviluppi in tema di infrastrutture.
“Non è esattamente così, per quanto, ad esempio, in merito all’A14 la rinuncia alla terza corsia si appresta a far diventare la zona più a sud delle Marche il collo di bottiglia di tutta l’infrastruttura. Una condizione inaccettabile cui bisogna ovviare con soluzioni straordinarie. Su Mezzina, Salaria ed elettrificazione della ferrovia Ascoli-San Benedetto, mi sembra invece che le cose procedano verso la loro realizzazione”.
A marzo ci saranno le Regionali. Si candiderà?
“Se il partito vorrà avvalersi della mia lunga esperienza politica e del mio impegno io sono disponibile. Sono comunque cose che si decideranno nei modi e nei tempi opportuni”.
ROBERTO RINALDI
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